L’ordinanza emessa dalla Terza Sezione della Corte di Cassazione, pubblicata in data 25.07.2023 ed oggetto di odierno commento mette in luce gli elementi imprescindibili di un ricorso ex art. 360 c.p.c..
Con il provvedimento in parola, la Corte ha ritenuto inammissibile sotto più profili il ricorso proposto, rigettandolo e condannando il ricorrente al pagamento delle spese del giudizio di legittimità in favore della controricorrente – assistita dallo Studio RBLex.
In primo luogo, gli Ermellini hanno rinvenuto un’evidente violazione dell’art. 366, comma 1, n. 3, c.p.c., in quanto la narrazione dei fatti svolta da parte ricorrente non risultava inidonea al raggiungimento dello scopo, ovverosia consentire una conoscenza chiara e completa dei fatti di causa, sostanziali e/o processuali.
La narrazione, secondo quanto statuito dalla Corte, deve consentire di intendere il significato e la portata delle censure rivolte al provvedimento impugnato, rispondendo anche alla logica del principio di autosufficienza del ricorso ex art. 360 c.p.c..
Tale principio prevede che il giudice di legittimità possa (rectius debba) avere piena contezza dell’oggetto della controversia sulla base del ricorso, “senza la necessità di accedere ad altre fonti ed atti del processo”.
Pertanto, la sommaria esposizione dei fatti richiesta testualmente dal codice di rito non costituisce un mero adempimento formale e riveste importanza centrale nell’economica del ricorso, tanto che la sua mancanza od insufficienza determina per ciò stesso l’inammissibilità dello stesso.
Inoltre, la Corte di legittimità ha rilevato, altresì, la violazione dell’art. 366, comma 1, n. 4, c.p.c., a fronte della ritenuta mancanza di specificità dei motivi posti a fondamento dell’impugnazione.
La contestazione, ritenuta “generica” e svolta “senza individuare ed illustrare analiticamente gli errori di diritto o le carenze motivazionali (nei limiti tuttora rilevanti) da cui sarebbe affetta la pronuncia”, è stata ritenuta anch’essa foriera di inammissibilità del ricorso
Alla luce dei principi di diritto enunciati e del rigore con cui la Suprema Corte si è espressa sul punto, l’ordinanza in parola può essere validamente intesa come autorevole vademecum sulla redazione del ricorso ex art. 360 c.p.c., quantomeno con riferimento agli elementi indispensabili.